Ci sono luoghi affascinanti e poco conosciuti, estranei eppure così vicini a rinomati tour turistici del Piemonte.

Situati in quella terra di mezzo tra una partenza e un arrivo, tra le colline del Monferrato e il mare della Liguria, meritano una sosta lunga, alla ricerca di tesori nascosti, che non chiedono altro che di essere scoperti.

Ve li presentiamo come stelle di una costellazione, piccole e luminose.

Benvenuti in Valle Bormida, una delle marche aleramiche, territorio conteso dalla Francia, la Spagna e i Savoia per l’importanza strategica sia per il controllo dei valichi alpini, che per la difesa del marchesato di Finale, rappresentando la possibilità di un porto sul mare.

Una terra che riserva inaspettate sorprese e storie che potresti scriverci un romanzo: un edificio simile a una fazenda messicana, opere artistiche trafugate, chiese su due piani, un lago artificiale periodicamente svuotato a svelare un paese sommerso e un paesaggio che cambia continuamente, da filari di vite a noccioleti e boschi di castagni inframmezzati da macchie di erbe aromatiche e officinali, che si trovano un po’ ovunque.

Cassine
Una delle porte della Valle Bormida, nell’Alto Monferrato e una tappa obbligata è la Chiesa di San Francesco, uno dei tesori nascosti del Piemonte, edificata dai frati francescani nel XIII secolo.

Si potrebbe pensare di essere sul palcoscenico di un thriller, tra opere preziose ritrovate e altre trafugate, che conferiscono particolare fascino al complesso monastico: bellissimi reliquari lignei del Settecento scovati in un armadio a muro della Chiesa, un affresco del 1532 emerso durante i restauri in sacrestia e undici tele di apostoli stipate in un ripostiglio del Comune.

Il colpo di scena arriva in una notte d’estate di vent’anni fa: la preziosa pala seicentesca della “Natività di San Giovanni Battista” viene rubata!

Ritrovata dai Carabinieri è stata ricollocatanella cappella di San  Giovanni: merita una visita.

Strevi
Famosa per il suo Passito doc, le cui origini si fanno risalire intorno all’anno mille.

La particolarità di questo prodotto, che è presidio Slow Food, sta nella tecnica usata per trasformare perfetti piccoli acini in Moscato Passito di Strevi.

Che cosa ci vuole? Amore per la natura e i suoi prodotti.

Servono poi grappoli d’uva belli e sani lasciati ad appassire al sole, contro il muro caldo della
cascina; il vento e l’umidità della notte faranno la loro parte, fino al momento della torchiatura per ottenere il più squisito dei passiti.

Impossibile resistere.

Monastero Bormida
Ha un castello che era un monastero e lo si capisce da alcuni indizi: si trova nella parte bassa del paese e non in alto come siamo abituati a vedere.

Di proprietà del Comune, il Castello, dalla facciata secentesca, è appartenuto ai marchesi del Carretto (XV-XIX secolo) che realizzarono le prime strutture difensive, gli ampliamenti e le ristrutturazioni.

Da non perdere la torre alta 27 metri - che era il campanile del monastero - realizzata in stile lombardo con mattoni e pietre, e la bella loggia cinquecentesca sul retro del Castello.

A Monastero Bormida nacque e fu sepolto Augusto Monti, scrittore, politico e docente, che ebbe tra i suoi allievi Cesare Pavese, Leone Ginzburg, Guido Seborga e Massimo Mila, tra i più noti personaggi della cultura torinese tra le due guerre. 

Loazzolo
In tre soli ettari, ha creato il Doc di moscato più piccolo d’Italia.

Artefice di questo vino da meditazione, perfetto anche in abbinamento a formaggi piccanti e stagionati, è l’enologo Giancarlo Scaglione, originario di qui.

I vigneti, esposti a sud, sono antichi e ancora piantati sui muri di pietra, in fazzoletti di terra sottratti al bosco.

La vite dà poca uva zuccherina, la migliore, scelta accuratamente grappolo per grappolo, acino per acino: stesa sui graticci appassisce perdendo acqua e concentrando aromi e profumi.

Anche le operazioni di pigiatura sono effettuate con sistemi tradizionali e soft per esaltare l’armonia olfattiva e gustativa di questo passito.

Cessole
Le visite del Re, i cunicoli sotterranei e una chiesa su due piani.

La Chiesa è Santa Maria del Castello, una costruzione mastodontica frutto di un difficile compromesso, che impiegò ben 180 anni per essere completata nel 1779, su progetto dell’architetto Giacomo Carretto, discepolo di Juvarra.

Si tratta di fatto di due chiese, una sull’altra: la superiore è la parrocchiale (Nostra Signora Assunta) voluta dalla popolazione sul sito dell’antica chiesa e l’inferiore è l’oratorio della confraternita dei Disciplinati (chiesa dei Battuti). La costruzione costò complessivamente 4.700
lire, il progetto 228 lire e tre soldi.

Soldi e monete hanno tenuto vivo un mistero per due secoli. Si racconta che, tra la Rivoluzione Francese e le invasioni napoleoniche, attraverso i cunicoli delle case signorili di Cessole si potessero percorrere lunghi tratti del paese senza essere visti, luoghi ideali anche per traffici e commerci.

La famiglia dei conti Capra vantava la migliore dotazione di passaggi segreti sotto le varie proprietà, come quello ampio nei pressi del Santuario della Madonna della Neve. C’era un tesoro nascosto?

I figli del conte ordinarono scavi e demolizioni nella proprietà ereditata, sede della fonderia e della zecca clandestina, senza esito, ma, nonostante ciò, il mito resistette fino al 1931, anno dei lavori di demolizione di via Roma a Torino.

Nei locali dell’Hotel San Carlo, un tempo di proprietà dei Capra, gli operai trovarono in cantiere un documento che indicava tre vasi contenenti 5000 monete d’oro in una cantina in Cessole (neanche a dirlo, di proprietà Capra). La notizia divenne presto di dominio pubblico, si frugò ovunque, ma delle monete… nessuna traccia. Stanchi della caccia al tesoro?

Lasciamo Cessole leggendo la lapide su Casa Mantella: “Addì 27 agosto 1856 - Vittorio Emanuele II - (poi) Re d’Italia - di sua augusta presenza - quest’umile casa - onorava”. La Langa astigiana era il campo preferito per le battute di caccia e divagazioni spensierate del Re, che, si racconta, si adattava bonariamente alle magre mense dei contadini, apprezzando polenta con la formaggetta, castagne e funghi, conversando amabilmente in dialetto piemontese.

Levice
La Baïa Blanca, una delle prime discoteche all’aperto del nord Italia, è un’icona per i suoi 200 abitanti e per i tantissimi giovani che ricordano le serate con Gerry Scotti e Giorgio Faletti, Alba Parietti, Teocoli, Boldi, Albertino, Greggio e Fiorello che l’hanno frequentata nel periodo di grande notorietà tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Novanta.

Creata dai fratelli Ratto con il placet del Comune, che ne è proprietario (1982),è stata uno dei motori dell’economia locale e in molti ricordano con nostalgia le lunghe code di auto. Chiusa dal 2007, nonostante gli anni di abbandono, la struttura ha retto e ha conservato il fascino ibizenco, con quella sua sagoma bianca che si staglia nel verde del paesaggio selvaggio dell’Alta Langa.

Oggi è in fase di riutilizzo ed è destinata a diventare la piazza pubblica della Valle Bormida, un luogo di ritrovo, di scambio, di cultura e di festa. Le strutture colorate segnalano interventi leggeri sull’ingresso e pista da ballo, opera dei collettivi di giovani architetti Orizzontale di Roma e Collectif Etc di Marsiglia, che hanno condiviso il progetto con la popolazione.

C’è chi giura che la Baïa Blanca suonerà ancora. Intanto, si è rifatta il trucco.

Osiglia
È tra le località con la migliore qualità ambientale di tutta la Valle Bormida, dal Basso Piemonte all’Appennino ligure, e il suo lago è il più grande invaso d’acqua dolce (13 milioni di metri cubi d’acqua) della provincia di Savona, dove si pratica canottaggio e pesca sportiva.

Il lago artificiale si trova in un sito naturalistico di interesse comunitario (SIC),un territorio formato da 37 kmq di bosco di castagno, faggio, rovere e conifere.

L’acqua del lago, la cui profondità raggiunge i 70 metri vicino alla diga, è di classe A grazie all’assenza di scarichi e alla sua alimentazione data dal torrente Osiglietta, la cui fonte è immediatamente a monte del lago.

È quindi possibile e piacevole la balneazione dalle uniche due spiaggette del lago, che, attraversato a metà dal ponte Manfrin per accedere a una piccola frazione abitata, ha una superficie estesa: 3 km di lunghezza per 200 metri di larghezza alla diga. 

La sua diga è stata la prima opera realizzata dal genio  ingegneristico di Giuseppe Torno, la cui società, nata nel 1929, si distinse per la costruzione di strade, autostrade, ferrovie e dighe, nel 1937 quella di Osiglia e nel 1958 quella del Vajont, unica
opera che nel tragico 1963 resse all’impatto del distaccamento di una porzione di montagna. Il lago è un luogo affascinante reso ancora più magico dallo svuotamento per ragioni di manutenzione del lago artificiale, rivelando lo spettacolo straordinario dei resti del vecchio paese sgomberato e sommerso per costruire la diga.

L’operazione si ripete ogni decina d’anni e la prossima data cadrà nel 2025: da segnare sul calendario. Da Osiglia, passando per il Colle del Melonio, si prosegue su una strada panoramica che arriva a Finale e, quindi, al mare.

IL CONSORZIO

Il Consorzio Operatori Turistici Asti e Monferrato - Sistema Monferrato è un consorzio di operatori turistici con sedi operative e di rappresentanza ad Asti e Alessandria. E' stato riconosciuto dalla Regione Piemonte come "consorzio di rilevanza regionale" ai sensi della LR 14-2016. Il territorio di riferimento è la provincia di Asti e di Alessandria. Il Consorzio per promo-commercializzare il prodotto turistico ha stretto accordi di co-marketing con Enti pubblici e privati di altre aree del Piemonte, della Liguria e della Lombardia.

I NOSTRI PARTNER